Il “naming” è un termine anglosassone ormai entrato nel vocabolario dei markettari di tutto il mondo, ma cosa significa?
Il naming è il modo in cui si dà il nome, appunto, ad un prodotto, un servizio, insomma un business con dietro i concetti e le strategie di marketing. Nel settore vitivinicolo questa azione è fondamentale in quanto i brand – i marchi – nella stessa azienda sono molteplici. Il nome del vigneto in primis. In genere è dato dalla zona, dal cognome della famiglia che lo coltivava o lo coltiva o a volte anche dalla cosiddetta “menda”, tipico soprannome che si attribuiva ad una famiglia in Veneto. C’è poi quello della singola bottiglia. C’è chi mantiene semplicemente il nome del vigneto e ci attribuisce solo quello del tipo di vino (es. Cabernet, Merlot..etc.). Oppure quelli che si inventano nuovi nomi per stupire i propri clienti. A volte c’è anche quello della linea di prodotto. Infatti, come in tutti i business, anche nell’industria del vino c’è la produzione di massa dove si devono distinguere le diverse tipologie di prodotto. Infine, alcune cantine vinicole più grandi separano con diversi nomi anche i vini con le diverse fasce di prezzo, creando ad esempio delle linee luxury.
In generale, in Italia, i nomi dei brand delle aziende più conosciute sono o cognomi di chi le ha create (es. Ferrari) o acronimi (es. F.I.A.T.). E’ molto difficile trovare in Italia brand famosi dai nomi inventati con il solo fine di vendere, un esempio di questo tipo di naming è Technogym. Nel caso delle cantine di vini, essendo questo settore anche un po’ artistico, la bellezza è che ci si può sbizzarrire. Come nell’esempio che vi portiamo della cantina Italo Cescon da noi conosciuta durante l’evento dello Treviso SlowWine 2016. Una cantina a gestione familiare nata nel 1957 vicino a Treviso
“dall’intuito e dal coraggio del fondatore, nostro padre Italo Cescon e che prosegue oggi con l’amore di noi figli, Gloria, Graziella e Domenico, custodi assieme a mamma Chiara delle memorie e dei segreti di una famiglia vocata all’enologia.”
Oggi interpreti in modo moderno e brillante della gloriosa tradizione e produttori di vini Doc Piave, Friuli e Valdobbiadene. Il primo vino che ci offrono si chiama “Madre” un Manzoni bianco biologico vincitore nel 2017 dei tre bicchieri Gambero Rosso. Un nome intelligente che riporta alle origini in un packaging (la bottiglia) molto moderno ed invitante. Un’altra linea molto pensata che ci invitano a provare è quella dei “Cru” che ci presentano come: lo “Svejio”, il “Chieto”, il “Mejo” e il “Rabia”. Dei nomi che in pochi capiscono del tutto, ma molto simpatici anche da presentare ad un pubblico meno “veneto”.
Vi lasciamo con questo pensiero da fare: vi piace come si chiama il vostro vino?
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ottimo articolo, interessante… alla prossima
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